Roc-A-Fella Records: epopea di una dinastia
In un recente articolo, abbiamo parlato della serratissima faida, a colpi di rime, tra Nas e Jay-Z. Come abbiamo avuto modo di spiegare nelle righe finali di quello scritto, Jay-Z aveva annunciato al mondo che sarebbe diventato presidente e CEO della Def Jam Recordings attraverso il concerto denominato “I Declar War”, durante il quale, tra l’altro, ufficializzò il sotterramento dell’ascia di guerra con l’arcirivale Nas.
Era l’ottobre del 2005, esattamente dieci anni fa.
Al tempo del passaggio di Jay in casacca Def Jam, molti esperti dell’industria rimasero alquanto interdetti: Hov, infatti, era già da anni al timone di un’altra potentissima label, la Roc-A-Fella Records, insieme all’inseparabile Damon Dash ed il taciturno Kareem “Biggs” Burke.
La Roc-A-Fella era nata a metà degli anni ’90, principlamente da una geniale idea di Damon Dash.
Originario di Harlem, Dash è sempre stato un uomo rispettato per la sua determinazione, il suo carisma ed il suo spiccato spirito imprenditoriale. La sua carriera iniziò verso la fine degli anni ’80 quando, insieme al cugino Darien, formò una piccola compagnia di management, con l’intento di spingere i migliori artisti della costa Est degli Stati Uniti. Uno di questi gruppi emergenti erano gli Original Flavor, che ospitarono un giovanissimo Jay-Z sulla loro traccia “Can I Get Open”, grazie all’intermediazione di DJ Clark Kent, personalità che avrebbe poi ricoperto un ruolo di punta nelle produzioni della Roc-A-Fella.
Dopo averlo visto al lavoro per la prima volta, Dash rimase scioccato dalle incredibili qualità liriche dell’allora sconosciuto Jay-Z. A quel tempo, il ragazzo si trovava ancora sotto l’ala protettiva del rapper Jaz-O (dal quale, con tutta probabilità, prese spunto per il suo moniker), e la stretta collaborazione con la leggenda Big Daddy Kane non gli aveva garantito abbastanza esposizione mediatica da attrarre l’interesse di una qualche casa discografica. Damon Dash si mise, così, al servizio di Jay-Z, ed iniziò a tessere una tela di sponsorizzazione che avrebbe aiutato quest’ultimo ad ottenere un contratto di registrazione. Oggi sembra incredibile, ma nessuno si fece avanti per firmarlo.
Soltanto una piccola realtà locale, chiamata Payday Records, si mostrò interessata al nativo di Brooklyn, e le parti riuscirono ad accordarsi per una distribuzione indipendente. In realtà, nonostante le buone premesse, il discontento per la scadente assistenza ricevuta pervase quasi immediatamente Jigga, il quale – d’accordo con il sempre presente Damon Dash – si convinse ad utilizzare i soldi ottenuti in anticipo dalla Payday per mettere in piedi una propria label, che sarebbe poi stata chiamata Roc-A-Fella Records, in onore di un leggendario drug dealer degli anni ’80, operativo nella zona di Brooklyn, che si faceva chiamare, appunto, Rocafella.
La nuova label, fondata ufficialmente da Jay-Z, Damon Dash e Kareem Burke, ottenne un inaspettato accordo di distribuzione con la Priority Records, mentre Dash e Burke iniziarono ad organizzare le sedute in studio per la registrazione dell’album di debutto di Jay, “Reasonable Doubt”. Da lì in poi, il cielo sarebbe stato il limite.
Con gli ingenti ricavi dalle vendite dei dischi di Jay-Z, le centinaia di milioni ottenuti dal lancio del brand Rocawear, l’allargamento del roster con nuovi promettenti nomi (Cam’ron e i Diplomats, Memphis Bleek, Beanie Sigel e tanti altri) e la convinzione di poter anche aggredire l’industria cinematografica, la Roc-A-Fella costruì un vero e proprio impero, che a molti ricordò i fasti della defunta Death Row Records, meno di dieci anni prima.
Proprio come l’apparentemente indistruttibile label di Dr. Dre e Suge Knight, tuttavia, anche la Roc-A-Fella era destinata ad un triste oblio.
Gli screzi iniziarono dopo che Damon Dash apparì nel video di “Big Pimpin’“, singolo di Jay-Z pubblicato nell’aprile del 2000. Da quel momento in poi, infatti, Dash cominciò ad assumere un atteggiamento diverso da quello del classico CEO di una casa discografica, preferendo le luci della ribalta e le feste in yacht alle scrivanie e alle riunioni aziendali. Jay avrebbe preferito che Dash fosse rimasto dietro le quinte, esattamente come faceva l’altro co-fondatore della label, Kareem Burke, sul cui conto – ancora oggi – girano pochissime informazioni.
Intenzionalmente sordo ai desideri di Jay-Z, Damon Dash continuò ad incrementare la sua esposizione mediatica, ed il suo fidanzamento con la cantante Aaliyah (terminato solo con la tragica morte di quest’ultima, in un incidente aereo, nel 2001) contribuì enormemente a farne un personaggio del jet-set più illustre.
Nel 2003, dopo la pubblicazione dell’album “The Blueprint 2: The Gift & The Curse”, le cose peggiorarono ulteriormente, arrivando ad un punto di non ritorno: mentre Jay-Z si trovava in vacanza in Europa, Damon Dash agì come boss unico, promuovendo alcuni artisti a ruoli di rilievo all’interno della Roc-A-Fella senza chiedere alcun parere al suo partner (nominò Beanie Sigel vice-presidente), e continuando a spingere Cam’ron (suo vecchio amico d’infanzia, anche lui promosso al grado di vice-presidente), nonostane Hov non avesse mai espresso reale apprezzamento nei suoi confronti ed in quelli dei suoi Diplomats (Jim Jones e Juelz Santana).
Nel frattempo, alla Def Jam si stava assistendo ad un’importante rivoluzione dirigenziale: Antonio “L.A.” Reid, in carica da quasi cinque anni, era sul punto di lasciare la carica di presidente per concentrarsi sulla piccola Island Def Jam, e stava pensando a Jay-Z come suo possibile successore. Già qualche anno prima, quando il controverso Lyor Cohen era ancora l’uomo più potente della label creata da Russell Simmons e Rick Rubin, l’idea che Jay potesse prendere la presidenza del colosso discografico neyworkese era nell’aria: lo stesso Cohen, a più riprese, suggerì al ragazzo di mollare la Roc-A-Fella, anche se questo avrebbe significato “tradire” sia Damon Dash che Kareem Burke. A quel tempo, Jay rifiutò ogni corteggiamento.
Nel 2004, però, le cose erano cambiate. Shawn Carter non era più il semplice ragazzo di Brooklyn dedito esclusivamente alla musica: la sua fame di ambizione lo stava portando a guardare il business musicale con occhi diversi, e avrebbe voluto prenderne un controllo maggiore; inoltre, Damon Dash stava diventando sempre più un intralcio, sia per una questione d’immagine che di gestione della società, in quanto non mancava di assumere atteggiamenti superbi e dittatoriali in quasi ogni occasione.
In quell’anno, quindi, Jay-Z fece la sua prima mossa, e vendette la sua quota azionaria di partecipazione nella Roc-A-Fella alla Def Jam, convincendo Damon Dash e Kareem Burke che, se avessero fatto lo stesso, la trasformazione della Roc-A-Fella in una sussidiaria di un gruppo così importante avrebbe portato dei sostanziosi vantaggi economici. Dash e Burke, quindi, vendettero anche le loro azioni (valevoli 10 milioni l’una) e, da quel momento in poi, la Roc-A-Fella sarebbe diventata una società “figlia” della Def Jam, alla quale avrebbe dovuto rispondere per ogni movimento e dalla quale avrebbe ricevuto ordini.
A dicembre, infine, accadde ciò che in molti temevano da tempo: Jay-Z convocò i suoi colleghi, Damon Dash e Kareem Burke, e li invitò per una cena al ristorante italiano Da Silvano, sulla 6th Avenue (New York). Una volta lì, tra una portata e l’altra, Jigga comunicò ai suoi soci l’intenzione di assumere la posizione di presidente della Def Jam Recordings.
La situazione in pratica era questa: con la cessione della proprietà della Roc-A-Fella alla Def Jam, Jay-Z sarebbe diventato – di fatto – il capo di coloro che avevano fondato la label insieme a lui, in quanto il mantenimento dei titoli societari all’interno della Roc-A-Fella – da parte di Dash e Burke – avrebbe comunque avuto meno peso rispetto alla carica che Jay sarebbe andato a ricoprire. La sua “finta vendita” delle quote era evidentemente finalizzata soltanto a tagliare fuori dagli affari i suoi due compagni, relegandoli improvvisamente al mero titolo di “dipendenti”.
Come nei migliori film di mafia, tuttavia, Jay-Z lasciò spazio – ristretto, a dire il vero – alla contrattazione: avrebbe rinunciato alla subordinazione della Roc-A-Fella, se soltanto Dash e Burke avessero accettato di lasciargli la piena proprietà dei master di “Reasonable Doubt”, l’album con cui aveva debuttato nel mondo della musica che conta. Al fermo rifiuto di Dash e Burke, quindi, il rapper di Bedford-Stuyvesant, lasciò il ristorante, congedandosi dai suoi ormai ex-soci con l’emblematica e telegrafica frase “it’s business”.
Da quel momento in poi, un annunciato uragano investì la Roc-A-Fella Records, la quale si ritrovò con il problema legato alla consistenza del suo roster: chi avrebbe seguito Jay alla Def Jam? Chi, invece, sarebbe rimasto fedele a Dash? Kanye West (allora appena affermatosi con i suoi iconici “The College Dropout” e “Late Registration”), Memphis Bleek, i Young Gunz (Chris & Neef), Freeway, Oschino e Omillio Sparks giurarono fedeltà a Jay-Z, mentre gli M.O.P. (Lil’ Fame & Billy Danzenie), Ol’ Dirty Bastard (Wu-Tang Clan), il portoricano N.O.R.E. e Beanie Sigel* restarono nel nido di Damon Dash**, il quale andò via dalla Roc-A-Fella sbattendo la porta e cercò di rientrare nel business costituendo – assieme a Burke – la Dame Dash Music Group (DDMG), che ebbe vita breve (chiuse i battenti nel 2007).
A fine 2005, inoltre, Jay-Z diventò proprietario unico della Rocawear (il cui valore di mercato aggira attualmente i 500 milioni di dollari), e continuò ad occupare la poltrona più importante della Def Jam Recordings fino al 2008, quando diede le dimissioni per lanciarsi nel fortunato progetto Roc Nation, compagnia d’intrattenimento (distribuita dalla Universal) che attualmente cura i progetti di artisti del calibro di Rihanna, Shakira e Rita Ora; sempre nel 2008, ad aprile, il rapper di Brooklyn ha firmato un contratto di sponsorizzazione decennale del valore di ben 152 milioni di dollari con Live Nation, comprendente la gestione dei tour, il finanziamento delle iniziative della Roc Nation e la realizzazione stessa delle opere musicali. Tra il 2010 ed il 2013, la Roc Nation ha ampliato la propria filosofia di management al settore dello sport e della televisione, presentando le divisioni Roc Nation Sports e Three Six Zero Group, rendendo Jay-Z ancor più influente nel mondo dell’entertainment.
Che cosa è accaduto, invece, a Damon Dash?
Dopo aver investito i soldi ottenuti dalla liquidazione presso Roc-A-Fella e Rocawear in progetti dal basso rendimento (sneakers PRO-KEDS, vodka scozzese Armadale, Black Roc), è tornato ad essere il boss della Roc-A-Fella, accordandosi con L.A. Reid, nel frattempo tornato presidente della società***. Nell’estate del 2011, il sindaco di New York, Michael Bloomberg, si è occupato personalmente della chiusura della galleria d’arte progettata da Dash (denominata DD172 e situata nell’elegante quartiere di TriBeCa), poiché il locale, in realtà, non era altro che un nightclub, dove veniva servito liquore senza licenza anche ai minorenni. Nello stesso periodo, l’IRS (l’ufficio statunitense adibito alla riscossione delle imposte) ha notificato all’imprenditore una multa di 3 milioni di dollari per evasione fiscale.
Un tempo considerato da Forbes proprietario di un patrimonio stimato ad oltre 50 milioni di dollari, Damon Dash è oggi in debito di 2 milioni con il fisco americano, senza nessun bene intestato (anche le sue case sono state sequestrate e messe all’asta).
A giugno 2012, Kareem “Biggs” Burke è stato condannato a cinque anni di prigione per distribuzione illegale di oltre cento chili di marijuana.
Claudio Spagnuolo aka Klaus Bundy
*Al momento dell’esodo generale, Sigel si trovava in carcere, anche se – prima di finire dietro le sbarre – aveva firmato un accordo con Dash, che sarebbe entrato in vigore dal momento del suo rilascio. Dopo la pubblicazione dell’album “The B. Comig”, tuttavia, il rapper di Philadelphia farà marcia indietro e firmerà con la Def Jam, sostenendo di essere stato derubato da Dash per la notevole cifra di 11 milioni di dollari.
**Cam’ron e i Diplomats, seppur schierati dalla parte di Dash, firmarono un contratto di esclusiva rispettivamente con la Warner e la Koch, perplessi riguardo al potere commerciale della DDMG.
***Shakir Stewart avrebbe dovuto succedere a Reid, ma si suicidò nel novembre del 2008. Da allora, la posizione di presidente della Def Jam è rimasta sostanzialmente vacante, nonostante una breve gestione da parte di Jole Manda, già a capo della Warner Bros. Records. Attualmente, la label è guidata da Steve Bartels, mentre il produttore No I.D. è vice-presidente esecutivo (in merito al suo lavoro per la fondazione della GOOD Music, con Kanye West).